mercoledì 11 gennaio 2012

ELISA CAMASSI - Congo sfruttato


Bellezza, colonizzazione e decolonizzazione 


Quest’estate andrò a fare volontariato in Congo.
Mi chiedo com’è là, come si vive, cosa succede in queste terre a me totalmente sconosciute. Quando si pensa all’Africa, si pensa alla savana, ai safari e agli enormi animali che attraversano i deserti o che cacciano nelle steppe. Ma nessuno pensa alla storia che l’ha attraversata e che ci ha preceduti.
È sempre stata una terra fertile, quella del Congo, e piena di giacimenti minerari che hanno destato l’interesse delle multinazionali e creato notevoli problemi politici, fino a conflitti armati protrattisi anche dopo la decolonizzazione, ma è anche uno tra i paesi più poveri e sottosviluppati del mondo.
La ricchezza di questa terra, e di tutta l’Africa, ne è stata la sua stessa rovina. Continua infatti ancora oggi lo sfruttamento di tutte le risorse naturali di cui il Congo è ricchissimo (cobalto, rame, uranio, oro, diamanti, cassiterite e coltan, elementi essenziali per la produzione delle nuove tecnologie), iniziato a metà ‘800, con la prima colonizzazione. Da sempre l’Occidente utilizza questi metalli preziosi ottenuti a basso costo, per ricavare profitti altissimi sfruttando lavoratori e territorio fino allo stremo.
Ad avviare la colonizzazione dell’intero territorio africano fu la Francia, occupando Algeria e Tunisia rispettivamente nel 1830 e nel 1881, seguita dalle altre grandi potenze coloniali europee (Francia, Inghilterra, Germania, Portogallo, Italia, Belgio e, in misura minore, la Spagna), che si spartirono l’immenso territorio a loro piacimento.
Spinti da una presunta “missione civilizzatrice” delle popolazioni “arretrate” africane, i colonizzatori iniziarono lo sfruttamento delle risorse naturali, cambiando in tutto il continente il sistema agricolo ed economico, al fine di favorire la produzione dei cosiddetti cash crops, ossia i prodotti agricoli commerciabili sui mercati internazionali, discriminando politicamente ed economicamente la popolazione locale.
Il Congo fu di conseguenza esplorato per la prima volta dai colonizzatori, durante la seconda metà dell’800, su incarico del re belga Leopoldo II. Il territorio venne da lui dichiarato “stato libero” sotto suo personale controllo: egli sfruttò le risorse minerarie e la produzione della gomma del paese, finché questo non divenne una colonia del Belgio, nel 1908. Lo sfruttamento provocato dalla feroce colonizzazione determinò un vero e proprio calo demografico, essendosi la popolazione dimezzata in soli trent’anni tra il 1890 e il 1920, ma anche un forte impoverimento del terreno, ormai arrivato al culmine dello sfruttamento.
Con la decolonizzazione, il processo di dissoluzione dell’assetto coloniale che alcune potenze europee avevano imposto alla quasi totalità dell’Africa, la situazione non cambiò di molto per i singoli stati ex coloniali, ma comunque li portò alla conquista dell’indipendenza politica e successivamente l’emancipazione dalle ingerenze economiche degli stati colonizzatori.


I movimenti di liberazione nazionale dei popoli sottomessi dai colonizzatori furono promossi, dalla seconda metà del XX secolo, da alcuni paesi del nord del continente, fino ad includere, in poco tempo, tutto il territorio. Nel 1951 Inglesi e Francesi si ritirarono dalla Libia, pochi anni dopo anche Marocco, Tunisia e Sudan ottennero l’indipendenza, così di seguito la Costa d’Oro dichiarò la propria sovranità con il nome di Ghana nel 1957, la Guinea nel '58 e con essa tutto il resto dell’Africa, ad esclusione delle le colonie portoghesi.
In seguito alla decolonizzazione, gli stati africani andarono incontro a un destino comune, poiché le potenze coloniali avevano creato ovunque un sistema economico che mirava a fare dell’Africa una fonte di materie prime utili all’industria e al sistema produttivo dell’Occidente. Una forte instabilità politica, segnata da dittature militari e colpi di stato nel contesto di frequenti fenomeni di corruzione, conflitti interni, e un grave decollo economico, caratterizzarono quasi ogni stato africano.
Di conseguenza, anche la decolonizzazione del Congo avvenne allo stesso modo: all’autogoverno del 1957 seguì, nel 1960, l’indipendenza dal Belgio. Il paese entrò però ben presto in crisi a causa della mancanza di una classe dirigente sufficientemente ampia e preparata, fino al 1965, quando i militari guidati da Mobutu imposero un regime personale autoritario. Oggi Joseph Kabila è il presidente della repubblica democratica del Congo, ha vinto le elezioni del 28 novembre scorso, ma queste sono state contestate per brogli contro Etienne Tshisekedi.
A fine estate partirò dunque per la mia avventura, consapevole della storia della terra su cui pesterò i piedi.

Nessun commento:

Posta un commento