giovedì 14 aprile 2011

Camassi - Titus

Elisa Camassi - Recensione "Titus":

Se siete deboli di stomaco, Titus, film del 1999 diretto da Julie Taymor, non è il film per voi. È infatti il classico splatter, ma con un’ambientazione mista tra mondo antico e moderno studiata nei minimi particolari. Questo miscuglio di epoche è ciò che rende spettacolare il film, che accoglie nel suo cast attori straordinari come Anthony Hopkins (nella parte del generale Titus Andronicus), Jessica Lange (l’affascinante regina Tamora), Jonathan Rhys-Meyers (uno dei figli di Tamora), Laura Fraser (l’innocente Lavinia) e Alan Cumming, noto per The Mask 2.
La trama del film ricalca quasi completamente la sceneggiatura di Shakespeare, raccontando la vendetta di Tito Andronico contro l’imperatrice e i suoi figli per le torture a cui hanno sottoposto sua figlia Lavinia, senza tralasciare le scene più cruente e sanguinose. Quindi... amanti del cinema raffinato (perché in fondo lo è...) e dello splatter peggiore, spegnete i cellulari e premete play. Buona visione!

Tabellini - Titus

Riccardo Tabellini - TITUS
Ripreso dal Titus Andronicus di Shakespeare, il film Titus rimane fedele alla tragedia del poeta inglese: attraverso stupri, torture, uccisioni cruente e cannibalismo viene rappresentato il sentimento della vendetta.
Ambientato ai giorni nostri, nel film non mancano elementi del tutto inappropriati al periodo storico della vicenda, come automobili, tavoli da biliardo, birra e addirittura pistole o altre armi moderne utilizzate dai soldati romani.
Come detto, il tema fondamentale è la vendetta, espressione della malvagità che c’è dentro ogni essere umano: la rappresentazione cinematografica, come l’opera teatrale, mostra come l’uomo non possa reprimere la sua parte malvagia, che può risiedere anche nell’eroe più valoroso o nella persona più pura. Questa malvagità può poi portare alla pazzia e, ovviamente, alla violenza. Il finale, però, regala un ultimo colpo di scena: vi vediamo Lucio, nipote di Tito, che si incammina verso l’alba con in braccio il figlio di Aronne, il crudele servo appena giustiziato: la scena mostra come l’idea, la speranza di una nuova generazione che non ripeta gli errori degli adulti, è plausibile e, soprattutto, desiderata ed auspicabile.
L’opera, in conclusione, vuole mostrare come la rabbia e la pazzia siano sentimenti che non possono essere controllati e che colpiscono ogni essere umano e come i sentimenti e i pregiudizi siano qualche cosa di spontaneo, sicché quasi non dipendano da noi tanto sono impulsivi.
Comunque, sebbene sia molto cruenta e cruda, l’opera è coinvolgente, ben interpretata e anche di facile comprensione; perciò permette a chi la guarda di immaginare il mondo antico e di immedesimarsi nella storia.

Di Placido - Titus

Lucia Di Placido - COMMENTO DEL FILM TITUS
Il film Titus di Julie Taymor è un cocktail di violenza, pazzia, crudeltà e vendetta, e si basa sulla trama della tragedia shakespeariana Titus Andronicus: Tito Andronico vuole vendicarsi della regina dei Goti Tamora, in seguito anche moglie di Saturnino, imperatore di Roma. La storia prosegue intrecciandosi tra massacri, stupri e violenze di ogni genere.
Nonostante la fedeltà al testo di Shakespeare, la pellicola ha un tono originale e anche surreale grazie a vestiti, usanze e paesaggi che nel corso del film cambiano, facendo riferimento a varie fasi storiche di rilievo e istituendo così un rapporto tra passato e presente.
Dietro alla violenza del film si nasconde in effetti un importante messaggio morale: il male è caratteristica intrinseca dell’uomo, il male risiede in ogni uomo, anche nella ragazza più pura, come poteva essere Lavinia. Si affronta dunque un discorso sulla concupiscenza umana.
Dal tema del male si possono ritrovare anche altri temi secondari, quali la vendetta, la pazzia e la violenza.
Il Titus è dunque un film che, se non preso alla leggera, può offrire vari spunti di riflessione.

Aranciotta - Titus

Sofia Alexandra Aranciotta - Recensione del film Titus

Il film Titus (1994) è tratto da un'opera giovanile dell'illustre autore inglese William Shakespeare, scritta nel 1593-94 e reputata la più crudele e sanguinosa tra le sue tragedie.
La vicenda è ambientata in un tempo metastorico, dove l'antico e il moderno coesistono: moto e auto d'epoca sfilano insieme a legionari romani; musica contemporanea anima le feste nel palazzo dell'imperatore; abiti ottocenteschi si mescolano a divise militari romane; palazzi della Roma fascista si alternano alla classicità del Colosseo.
La vicenda così brutale e cupa è vissuta con gli occhi di Lucio, giovanissimo nipote di Tito, personaggio che non appare se non marginalmente nell'opera shakespeariana.
Il generale romano Tito Andronico ritorna a Roma dopo avere sconfitto i Goti, acclamato dal popolo e con un bottino di guerra particolare: Tamora, la regina dei Goti, i suoi tre figli e Aronne il moro, l'amante della donna. Le credenze religiose di quel tempo spingono Tito a sacrificare il primogenito di Tamora agli dei: nonostante le suppliche della regina, Alarbo viene ucciso. Da adesso in poi la regina gota vivrà per vendicarsi di Tito.
Roma nel frattempo è senza imperatore e due fratelli, Saturnino e Bassanio, concorrono per ricoprire la carica lasciata vacante dal defunto padre. Tito, invitato per la sua autorevolezza a Roma a pronunciarsi in merito, sceglie Saturnino, dandogli pure in moglie la figlia Lavinia, segretamente promessa a Bassanio, che però la rapisce e la nega al fratello. Il neo imperatore, per tutta risposta, sposa Tamora, che così può attuare la sua vendetta.
Ne scaturisce una catena sanguinosa di vendette ordite da Tamora e dal suo servo-amante Aronne. I figli dell'imperatrice uccidono Bassiano, violentano Lavinia tagliandole mani e lingua e infine fanno ricadere sui figli di Tito la colpa dell'uccisione del fratello dell'imperatore Saturnino.
Al termine della tragedia, Tito risponde però a questi orrori uccidendo i figli di Tamora e dandole poi in pasto i loro resti in un pasticcio di carne. Durante il banchetto, Tito, dopo aver rivelato il crimine dei figli dell'imperatrice e il contenuto del pasto cannibale appena consumato, uccide la figlia violata Lavinia. Tamora, inorridita, viene assassinata e Saturnino, prima di essere ucciso a sua volta, ammazza Tito.
Aronne, l'unico sopravvissuto, viene infine seppellito vivo, poiché non si pente mai delle sue azione malvagie.
Nel dramma di Shakespeare vi sono echi delle tragedie di Seneca, caratterizzate da scene macabre e violente. È facile trovare temi che verranno sviluppati dall'autore nelle opere successive: Aronne rappresenta il male come Otello o Re Macbeth; Tamora, simbolo del potere femminile, è simile a Lady Macbeth, pronta a rinunciare ad essere donna pur di dissetare la brama di potere; Tito, che si finge pazzo per attuare la sua vendetta, ricorda Amleto, nella cui opera la follia è l'unica forma di giustizia possibile in un mondo in cui la giustizia razionale dell'uomo fallisce.
Nel film particolare importanza viene data al luogo: Roma del presente e del passato; Roma imperiale e Roma fascista, dove la politica non rispetta i vinti, dove la giustizia non premia i saggi e dove tanto sangue è stato versato.

Il Tito Andronico di Shakespeare è stato considerato dalla critica letteraria il dramma più cruento da lui scritto. Ma io credo che la vera violenza non stia solo nell'elevato numero dei morti o nelle brutalità che si susseguono senza tregua, ma nel fatto che essa sia utilizzata come mezzo per ottenere, mantenere ed affermare il potere.
Shakespeare analizza come l'animo umano, accecato dal bisogno di annientare l'altro, dall'odio, dalla vendetta, riesca a compiere gesti talmente orribili da apparire diabolici.
Questa storia potrebbe essere una delle tante storie dei giorni nostri, come quelle che ormai ascoltiamo quotidianamente dai telegiornali: una storia di follia all'interno di una famiglia, in cui rancori tra i coniugi o invidie e interessi economici spingono l'uomo ad uccidere, diventando lui stesso spietato giudice della vita di qualcun altro.

Zucconi - Titus

Fabio Zucconi - TITUS

Trama
Titus è un film drammatico basato sull’omonima tragedia di Shakespeare Titus Andronicus.
Il film inizia con la scena di un bambino che sta giocando con i soldatini in una cucina. Improvvisamente, egli viene portato via da un soldato e lasciato in un anfiteatro. Da questo momento in poi, diventa un personaggio vero e proprio della tragedia: il giovane Lucio, nipote di Tito Andronico. Questi (Anthony Hopkins) è un generale romano, appena ritornato vittorioso da una guerra contro i Goti. Tra i prigionieri di guerra vi sono la regina Tamora (Jessica Lange) e i suoi tre figli (dei quali il maggiore verrà ucciso da Tito per vendetta).
Nel frattempo, a Roma si stanno svolgendo le elezioni per decidere quale sarà il nuovo imperatore. Anche se molti propongono il nome di Tito, alla fine vince Saturnino, il figlio maggiore del defunto imperatore. Egli vuole prendere in moglie Lavinia, figlia di Tito e già promessa a suo fratello Bassanio. Ma Bassanio la rapisce e l’imperatore decide così di sposarsi con Tamora. Il giorno successivo i figli di Tamora, invaghitisi di Lavinia, uccidono Bassanio e violentano la ragazza grazie alla complicità della madre. Poi le tagliano la lingua e le mani affinché non possa comunicare a nessuno l'identità dei suoi carnefici. Lavinia viene ritrovata dallo zio Marco e condotta dal padre. Intanto, due dei figli di Tito sono condannati a morte per l’omicidio di Bassanio, in quanto Aronne, l’amante di Tamora, li ha tratti in inganno con un ingegnoso trucco. Lo stesso Aronne fa poi credere a Tito che l’imperatore li libererà in cambio della sua mano. Tito accetta suo malgrado, ma dopo essersi amputato la mano, scopre la menzogna e giura vendetta contro Aronne e l’imperatore. Il giorno dopo, Lavinia comincia a comportarsi in modo strano e finalmente riesce a far capire a Tito quello che le è successo. Ella mostra al padre un libro di Ovidio che racconta la storia di Filomela, una ragazza che aveva subito le sue stesse violenze. Infine, grazie ad un metodo escogitato dallo zio Marco, rivela i nomi dei due aggressori: Chirone e Demetrio, i figli dell’imperatrice. Allora Tito, folle di rabbia, fa scoccare ai soldati radunati da suo figlio Lucio delle frecce in direzione della residenza di Saturnino. Alla punta di ciascuna freccia è conficcato un messaggio contenente un richiamo alla giustizia. Nel frattempo Tamora ha avuto un figlio da Aronne, il quale decide di tenerlo poiché è carne della sua carne e uccide la levatrice affinché non riveli questo fatto. Sfortunatamente, Aronne viene catturato da Lucio, il quale però risparmia il bambino. L’imperatrice, convinta che Tito sia pazzo, si reca da lui, vestita da spirito della vendetta, con i due figli, vestiti da spiriti dell’assassinio e dello stupro: gli promette la vendetta se egli farà ritirare le truppe che minacciano Roma e gli suggerisce di organizzare un banchetto, invitando l’imperatrice e Saturnino. Tito acconsente, ma chiede che gli spiriti dell’assassinio e della vendetta rimangano con lui, mentre la "Vendetta" porta il messaggio all’imperatore.
Tito allora taglia la gola ai due giovani e prepara un pasticcio con la loro carne, che serve l’indomani a Tamora e Saturnino. Uccide poi la figlia Lavinia, poiché la violenza che ella ha subito gli causa una sofferenza troppo grande, e rivela che lo stupro fu perpetrato da Chirone e Demetrio e che il pasticcio era fatto della loro carne. Tito uccide Tamora, ma è ucciso da Saturnino, a sua volta ammazzato dal figlio maggiore di Tito, Lucio, per vendicare il padre.
Alla fine, Lucio è proclamato imperatore ed Aronne è seppellito fino alla testa sotto terra, dove morirà di fame e di sete. Nella scena finale si vedono il giovinetto Lucio e il figlioletto di Aronne che avanzano verso gli albori di un nuovo mondo.

Analisi del film
Il film è rappresentato in chiave postmoderna. Il postmodernismo è un movimento culturale nato negli anni ’70 che presenta la crisi della moderna concezione del mondo, in cui si vuole avere una visione unitaria della realtà e del sapere. L’incipit del film (il bambino che gioca in una cucina) è un chiaro elemento postmoderno, così come l’ambientazione delle scene principali nel quartiere romano dell’EUR, noto per i suoi edifici neo-romani. Inoltre, sono state utilizzate automobili come mezzi di trasporto, che nell’antica Roma non esistevano.
Per quanto riguarda la tragedia vera e propria, molti critici mettono in discussione il fatto che sia stata scritta veramente da Shakespeare.
Tuttavia il film è molto fedele al testo teatrale. Il protagonista è Tito Andronico, gli antagonisti sono Tamora e Aronne, i personaggi secondari sono Marco, Saturnino, Chirone, Demetrio, il giovane Lucio e Lavinia. Chirone e Demetrio rappresentano la violenza e la bestialità, Lavinia l’innocenza, Marco il buon senso. I personaggi secondari sono utilizzati per esprimere i sentimenti e le passioni che caratterizzano i personaggi centrali. La tragedia e la conseguente trasposizione cinematografica sono quindi incentrate sul male: i personaggi negativi prevalgono su quelli positivi.
Tuttavia, anche i personaggi che all’apparenza sembrano “buoni” presentano degli aspetti negativi: Lavinia prende in giro Tamora per la sua relazione con il moro, Marco è un politico codardo, che manda gli altri a combattere al suo posto. Come direbbe Shakespeare: “non è tutto oro quel che luccica”. Per contro, Tamora e Aronne sono i cattivi veri e propri (villains) anche se hanno qualche aspetto di bontà: Tamora, donna senza scrupoli, è per i suoi figli come una tigre che difende i suoi cuccioli, cioè molto protettiva: infatti, supplica Tito di risparmiare il suo primo figlio. Ugualmente Aronne, dopo essere stato catturato, offre la sua vita pur di salvare il figlio neonato.
Anche Chirone e Demetrio mostrano una certa umanità: essi riescono ancora e provare paura. Si comportano male perché sono stati influenzati dagli adulti che li circondano (Tamora e Aronne).
Nemmeno Tito è un personaggio completamente buono: egli è malvagio, perché uccide il primo figlio di Tamora e alcuni suoi figli; è bestiale, perché fa mangiare alla regina un pasticcio contenente la carne dei suoi figli. Egli pensa sempre alla vendetta, è un personaggio stoico.
In ultima analisi, si ha una storia devastante, che rappresenta il male sotto tutti i punti di vista. Inoltre, la tragedia originale finisce con il seppellimento di Aronne senza lasciare una possibilità di speranza o salvezza. In questo modo lo spettatore subisce una catarsi (purificazione dell’animo), ma essa non è completa. Nel film invece, per completarla, gli sceneggiatori hanno voluto creare un finale di speranza, rappresentato dal piccolo Lucio che, tenendo in braccio il figlio di Aronne, si incammina verso un nuovo orizzonte, che si spera sia migliore del precedente.
Il piccolo Lucio è del resto come uno spettatore all’interno della tragedia, il quale deve comportarsi in maniera opposta a quella del resto dei personaggi. In questo modo la catarsi è completa.

Shaqiri - La tragedia del male

Marco Shaqiri - Titus Andronicus. La tragedia del male
Titus Andronicus: senz'altro la più violenta e sanguinosa tragedia di Shakespeare, tanto che si stenta a credere che sia di pugno shakespeariano.
Si pensa sia stata scritta da un nobile e che il famoso drammaturga abbia semplicemente prestato il suo nome. Molti considerano quest'opera infantile e di basso livello a causa della sua violenza.
Ci sono stati molti adattamenti letterari e, nel XX secolo, cinematografici.
L'ultimo film che tratta di questa vicenda è il ''Titus''(1999), diretto Julie Taymor.
La pellicola è molto fedele al testo della tragedia.
Essa,come l'opera stessa, mostra un mondo dominato dal male, in cui persino l'animo più puro è in realtà corrotto, anche se magari minimamente da questo.
Particolare attenzione,quindi, si pone ai personaggi,compresi quelli secondari, che sono caratterizzati a grandi linee da singoli aspetti dell'animo umano.
Il protagonista è Tito,vecchio generale romano, figura psicologicamente parlando molto complessa.
Gli antagonisti sono la regina dei goti Tamora e il moro Aronne(''If one good Deed in all my life I did,I do repent it from my very Soule), che rappresentano il male puro,anche se con tratti di umanità nei confronti dei propri figli: infatti Tamora, che è come una tigre che protegge i suoi cuccioli, supplica Tito di non sacrificare il suo figlio più grande Alarbo, e si vendica per la morte di quest'ultimo; Aronne sacrifica la propria vita per salvare quella di suo figlio.
I personaggi secondari sono la figlia di Tito, Lavinia, che rappresenta l'innocenza, il fratello di Tito, Marco, caratterizzato dal buon senso, il figlio maggiore Lucio e i figli della regina Tamora, Chirone e Demetrio, rispettivamente simboli di bestialità e violenza, ma allo stesso tempo di paura e facile condizionamento. I personaggi minori vengono utilizzati per esprimere le passioni e i pensieri dei tre protagonisti.
Tra questi, la figura più complessa è quella di Titus: egli non rappresenta la bontà, perché uccide alcuni dei suoi figli e in più non si piega davanti alle suppliche di Tamora e fa sacrificare ugualmente Alarbo. Tito ha dunque dei tratti di bestialità, tanto che per vendicare lo stupro di Lavinia, fa mangiare alla regina dei Goti gli altri suoi due figli.
La storia è in conclusione devastata dal male.
Particolare è la figura del piccolo Lucio, nipote di Tito, che rappresenta, insieme al figlio di Aronne, la speranza, ma al tempo stesso è uno spettatore interno alla tragedia e si deve comportare in modo contrario agli altri personaggi, così da provocare negli spettatori la catarsi tragica. Infatti, il film presenta un finale alternativo rispetto la tragedia e si conclude con l'immagine di Lucio che, tenendo il figlio del moro in braccio, se ne va per una strada verso l'alba. Ciò si presume che sia un invito da parte della regista affinché il futuro,che sono i nostri figli, non sia caratterizzato dalla violenza e dal male.

Rossi - Titus

Gianluigi Rossi - RECENSIONE DEL TITUS
Titus è un film recente che ha tratto spunto dalla tragedia Titus Andronicus di Shakespeare.
Questa opera cinematografica è una tragedia e può anche essere considerata uno splatter in quanto sono presenti scene assai crude. A differenza dell'opera shakespeariana, però, la prima e l'ultima scena sono aggiunte esclusive della pellicola.
Per quel che riguarda il film, vi è una vasta gamma di psicologie dei personaggi, di cui ognuno corrisponde a un preciso carattere. Tito è il personaggio principale ed è difficile da analizzare perché è ambivalente, in quanto non è un buono, anzi compie gesti orribili, ma in compenso mostra un forte senso dell'onore, e viene quindi considerato un miscuglio di bene e male.
A proposito degli antagonisti, Chirone e Demetrio, i figli di Tamora, rappresentano la violenza e lo stupro, e sono contrapposti a Lucio, figlio di Tito, che rappresenta la giustizia.
Tamora viene paragonata più volte ad una tigre: esprime un desiderio di ribellione dopo aver cercato di difendere i figli da Tito.
Un altro personaggio molto importante è Aronne, che è il vero cattivo della tragedia, simbolo di puro male. Infatti, le azioni dei figli di Tamora sono guidate appunto da lui. In questo si vede un aspetto di umanità da parte dei Chirone e Demetrio che, nella loro paura, rispettano Aronne.
Infine, il personaggio chiave del film è Lucietto, un bambino che è presente all'inizio dell'opera, in alcune scene e alla fine. Egli rappresenta lo spettatore della tragedia, ovvero il punto di vista dell'autore. L'autore vuole infatti dotare la fine della tragedia d'un effetto di catarsi e di un insegnamento. La catarsi è presente nel fatto che Lucietto liberi il bambino di Aronne da una gabbia: in questo modo, il finale risulta positivo e dà senso anche alla violenza presente nell'assieme dell'opera, per la quale lo spettatore è orientato a provare disgusto e ripugnanza.

Palma - Titus

Rita Palma - Titus
La pellicola Titus, tratta dal dramma Titus Andronicus di Shakespeare, esce nel 1999 diretta dalla regista Julie Taymor.
L'opera parla di un generale, Tito, interpretato dal famoso attore americano Anthony Hopkins, che fa rientro in patria glorificato dai suoi seguaci poiché ha sconfitto i Goti e porta come bottino di guerra la regina dei vinti, Tamora, con i suoi tre figli e con il suo amante segreto, Aronne il Moro. Come era consuetudine a Roma, il generale vincitore deve immolare uno dei figli della regina sull’altare degli dèi per ringraziarli della vittoria appena avvenuta. Tito decide di uccidere in maniera estremamente cruenta il primogenito di Tamora, facendo subire alla donna la dura vista delle viscere del figlio bruciate in una coppa. Così facendo, stimola negli avversari un odio implacabile e un forte desiderio di vendetta, che è poi la caratteristica principale del film. Questa, compiuta dai figli minori di Tamora in primo luogo su Lavinia, figlia di Tito, e su suo marito, fanno sì che si susseguano in continuazione atti tragici e immorali. Come in ogni tragedia che si rispetti, è così la morte a prevalere sulla vita dei personaggi.
Ambientato in un mondo ibrido, il set del film è l'antica Roma, dove però compaiono automobili, pistole e palazzi moderni costruiti tra le rovine. La trasposizione cinematografica è inoltre modificata nel suo mezzo narrativo, poiché la realtà e l'intreccio delle vicende che si susseguono sono viste attraverso gli occhi di un bambino: Lucio, nipote di Tito, che è testimone di tutte le atrocità compiute. Per il resto, però, la pellicola è fedelissima al testo di Shakespeare e la bravura dei personaggi nell’interpretazione dei loro ruoli è davvero notevole.
Il messaggio che la regista vuole suggerire è soprattutto morale, poiché fa riflettere gli spettatori sul male e sulle sue varie sfaccettature. Il bene non è mai presente, quasi a voler dire che non è una caratteristica del genere umano. Viene descritta l’essenza della malvagità nei personaggi di Tamora e Aronne, la superbia nella figura angelica e casta di Lavinia, e allo stesso tempo la banalità e la stupidità del male nei due figli minori della regina dei Goti. Chirone e Demetrio sono infatti giovani e fragili e agiscono solo su consiglio e aiuto della madre e del suo amante; non hanno autonomia e si adattano sempre alla persona che hanno davanti. Perfino il personaggio principale, Tito, che al principio potrebbe sembrare la vittima, in realtà è uno spietato carnefice, un personaggio malvagio che uccide solo per soddisfare un suo malinteso senso dell'onore.
Nel film, troviamo infine una riflessione profonda anche sulla questione del razzismo: i personaggi fanno capire attraverso alcune battute il loro rifiuto del pregiudizio, rifiuto sottolineato in particolare nell’ultima scena, in cui Lucio cammina portando al sicuro il figlio del moro Aronne. Al tempo stesso, la presenza dei bambini integra nella pellicola un intenso bagliore di speranza e di una possibile catarsi.

Lanza - Titus

LUCA LANZA - RECENSIONE SUL TITUS


Il Titus Andronicus è un’opera che tratta argomenti cruenti come la violenza e la crudeltà, la vendetta e l’odio. Per quest’opera William Shakespeare, nonostante appartenga al periodo rinascimentale, può essere considerato un autore contemporaneo. Qui traspare infatti la sua volontà di mettere in evidenza, attraverso il susseguirsi di eventi tragici, fino a che punto la parte malvagia dell’animo umano può arrivare pur di soddisfare le sue ambizioni.
Ambientata nell’antica Roma, la tragedia parla di un generale, Tito (Anthony Hopkins), che fa rientro a casa con onori e lodi dopo aver sconfitto i Goti, portando, come bottino di guerra, la regina dei Goti Tamora (Jessica Lange), i suoi tre figli e il suo amante segreto Aronne. Per compiere il rituale religioso di ringraziamento agli dei per la vittoria, che comporta il sacrificio umano di uno dei figli di Tamora, Tito innesca una serie di vicende con esito tragico, che hanno come conseguenza l’odio e la vendetta.
Nella versione cinematografica, i fatti sono visti attraverso gli occhi di un bambino: Lucio, il giovane nipote di Tito, innocente testimone di tutte le atrocità. Le vicende sono sì ambientate nell’antica Roma, ma si vedono anche auto, pistole e altri oggetti moderni. Tra i riferimenti alla contemporaneità, molto interessante è la caratterizzazione delle fazioni rivali per al successione al trono imperiale da parte di due fratelli: un partito porta i colori bianco e celeste; l'altro il giallo e il rosso, che, come gli stendardi svolazzanti sulle automobili, fanno pensare ai tifosi delle squadre di calcio Lazio e Roma. Inoltre, all’inizio del film si vede il giovane Lucio che, con i suoi giocattoli, gioca alla guerra e, per simulare lo spargimento di sangue, spruzza del ketchup: con questo gesto la regista Julie Taymor vuole forse avvertire gli spettatori che ciò che si vedrà non è vero sangue, ma solo "effetti speciali". Il film è peraltro molto realistico, con scene molto forti e cruente, che vogliono dimostrare come l’uomo sia disposto a tutto pur di soddisfare la sua sete di vendetta.

Benincasa - Carne al sangue

Elena Benincasa - Carne al sangue.
Una portata di violenza, massacri e pazzia nel capolavoro cinematografico di Julie Taymor, Titus
Geniale o grottesco? Originale o eccessivo? Queste sono le domande che ci si pone dopo aver visto lo stravagante film “Titus” (1999) della regista americana Julie Taymor. Una pellicola che in 162 minuti di puro concentrato di follia ti sorprende, ti sconvolge e ti inorridisce, ma ti attira scena dopo scena lasciandoti molto su cui riflettere.
La trama si basa su quella originale della tragedia giovanile di W. Shakespeare Titus Andronicus, in cui il protagonista, appunto il generale romano Tito Andronico, si vuole vendicare della regina dei Goti Tamora, che prima viene da lui fatta prigioniera insieme ai figli Chirone e Demetrio, ma poi diventa la moglie del nuovo imperatore di Roma Saturnino. La storia prosegue con una fitta rete di avvenimenti che compongono una struttura complessa e piena di intrighi, in cui non mancano sgozzamenti, stupri, torture e perfino cannibalismo.
La peculiarità del film risiede nel fatto che la regista, pur rimanendo fedele al copione shakespeariano, attraverso un cast di grandi attori (Anthony Hopkins nella parte di Titus, Jessica Lange in quella di Tamora e Alan Cumming in quella di Saturnino), ha dato vita ad un’opera cinematografica che si potrebbe definire surrealista, tanto sono paradossali le situazioni che si vengono a creare: imperatori che girano per la città in automobile, giovani Goti che giocano a biliardo e bevono birra, soldati romani che usano pistole e tanti altri anacronismi ancora, per un repertorio davvero singolare.
Tuttavia, oltre alla stravaganza c’è molto altro: dietro ai personaggi e alle loro storie si nasconde un messaggio morale molto profondo, che riguarda l’idea per cui il male è innato nell’uomo, fa parte del suo essere. Il film, infatti, come già l’opera teatrale, presenta le varie sfaccettature della malvagità, dimostrando che essa risiede anche nel più valoroso degli eroi, anche nella fanciulla più pura. Dal tema del male dipendono quello della vendetta (una costante all interno del film), della pazzia (il cui esempio emblematico è lo stesso Titus) e della violenza (numerosi e sempre più atroci sono le scene di sangue).
Se poi si vuole scavare ancora più a fondo, si scopre che la tragedia tratta anche dei pregiudizi razziali, in quanto il malvagio, il vilain per eccellenza, implacabile nemico di Tito, è Aronne, un servo sì di colore, ma fiero e orgoglioso delle proprie origini.
Da notare poi che, se il film è un susseguirsi di scene orribili, il finale al contrario fa sperare in un futuro migliore, perché ci presenta l’immagine di un ragazzino, il giovane Lucio, nipote di Tito, che si incammina verso l’alba tenendo in braccio il figlio di Aronne. Insieme rappresentano la nuova generazione, quella che si spera abbia imparato dagli errori degli adulti e possa cancellare la violenza e l’odio che hanno governato il Titus Andronicus.
A completare il quadro vi è una colonna sonora moderna, che non c’entra nulla con l’epoca e che perciò rende ancora più vivo il contrasto tra presente e passato, inscindibilmente mescolati in un unico impasto.
Insomma, Titus è un film che, se non si è troppo suscettibili e si ha un pizzico di fantasia, è capace di stregare, di trasportare lo spettatore in una realtà che potrebbe esistere solo nella più fervida immaginazione e che ti lascia con un senso di stordimento quando si riaccendono le luci.

Bernardinello-Niente è come sembra

BERNARDINELLO GIULIA - TITUS ANDRONICUS: NIENTE E’ COME SEMBRA
“Non ho mai visto un film così cruento ”.
E’ stata l’impressione lampo che ho avuto, dopo aver visto il capolavoro di W. Shakespeare , Titus Andronicus, nella versione cinematografica della regista Julie Taymor, ambientata abilmente ai giorni nostri. Tutto il film è incentrato su spargimenti di sangue, violente scene d
i crudeltà perpetrate da protagonisti senza cuore. Dopo essermi rasserenata al pensiero che le uniche persone “ferite” fossero i fruttivendoli che vedevano i pomodori così male utilizzati, mi sono soffermata a riflettere sul significato reale del film.
Tito, il valoroso protagonista che vediamo spegnersi spiritualmente e fisicamente piano piano, ogni giorno di più, per la perdita dei figli maschi e per la violenza compiuta sulla prediletta Lavinia, cela dietro il suo aspetto di padre sofferente un’ombra maligna, vendicativa e perversa.
Lavinia, sua figlia, pare avere due personalità distinte: una è il ritratto della purezza, della castità e dell’innocenza, l’altra della superbia e dell’arroganza, quando sfida Tamora prima di essere vittima di abuso da parte dei figli di lei.
Chirone e Demetrio, invece, non rappresentano semplicemente il male, ma piuttosto ne sono succubi: non avendo pensieri autonomi, sono le "braccia" dei progetti della madre, Tamora, che è invece la "mente" delle loro crudeli azioni. È questo che dimostra la loro debolezza, da associare anche alla loro giovane età.
Tamora, la "tigre", è appunto l’emblema del peccato, della violenza fusa all’erotismo. È colei che oggigiorno verrebbe etichettata “cacciatrice di dote”, perché il suo principale desiderio è ottenere il potere.
Marco incarna il fratello silenzioso di Tito, colui che ha il buon senso per entrambi, ma anch’egli sotto sotto presenta un’ombra viscida: se Dante lo avesse conosciuto, lo avrebbe forse etichettato come ignavo.
Aronne, il servo di colore di Tamora, suo amante e suo orgoglioso consigliere, padre del bambino ch'ella genererà di nascosto, è il ribelle all’ordine costituito. Costui è spesso il narratore interno della vicenda, colui che veste i panni del burattinaio immorale della storia.
Ultimo, ma non per importanza, è Saturnino. Egli ha sostituito Tito come imperatore di Roma e gode di tutti i privilegi che il suo potere gli può offrire. È prepotente e amante dell’eccesso e della proibizione, ma è manipolato fin dall’inizio dalla sua regina, Tamora.
I personaggi principali, Tito, Tamora e Aronne, oltre alla propensione al male, hanno in comune l’amore per i propri figli. Ciò li indebolisce ma li umanizza: celebre l'atroce scena di disperazione del banchetto finale, dove Tito si è compiaciuto di cucinare i figli di Tamora e di farglieli mangiare con l'inganno.
Questa tragedia, nella sua versione cinematografica, oltre a far attorcigliare gli stomaci più sensibili, riesce ad abbattere le barriere del razzismo e a far balenare la luce di una speranza. Infatti, nel finale vediamo il piccolo Lucio, il nipote di Tito, che lo segue per tutta la storia ovunque, mentre se ne va verso un cielo rosato con in braccio il figlio di Aronne. Quest’immagine sta a significare che i più piccoli, coloro che rappresentano il futuro, sono capaci di unirsi e di dar vita ad un nuovo inizio.
La mia reazione, alla fine del film, è stata di disprezzo per le atrocità cui avevo assistito. Dunque, l'esito della visione è educativo, perché fa nascere o crescere nell’animo quella sorta di buon senso che rifiuta la vendetta e la violenza, per aspirare a una conclusione pacifica.
Nel Titus niente è dunque come sembra a prima vista: né il carattere dei personaggi, né il senso e l'obiettivo della narrazione.

Amadori-Titus

recensione del film TITUS ANDRONICUS - Massimo Amadori

Il film del1999 Titus, per la regia di Julie Taymor, è tratto dalla tragedia di Shakespeare Titus Andronicus, composta nel 1593.
La regista ha cercato di attenersi il più possibile alla trama dell' opera, in cui è trattata la storia del generale romano Tito Andronico, il quale, tornato a Roma vincitore dopo una sanguinosa guerra contro i Goti, fa squartare il figlio maggiore della regina dei Goti Tamora. Quest' ultima riesce però a sedurre il malvagio imperatore romano Saturnino e si stabilisce a corte con l'amante moro Aronne e i due figli rimastagli, i giovani Demetrio e Chirone. Tamara ordisce una vendetta ai danni di Tito: per prima cosa induce i figli di violentare e torturare la bella figlia del generale, Lavinia, a cui vengono tagliate lingua e mani; inoltre, tramite numerosi inganni, riesce a causare la morte di tutti gli altri figli di Tito, eccetto il maggiore, Lucio. Tito è disperato, ma Lavinia riesce a rivelare il nome dei suoi carnefici, e in questo modo egli riesce a preparare la sua vendetta, uccidendo Demetrio e Chirone e servendoli alla regina in un pasticcio di carne. Alla fine, Tito uccide, oltre a Tamora, anche la propria figlia, per ristabilire l'onore della famiglia. Viene però ucciso dall' imperatore Saturnino, che lo è a sua volta da Lucio, il quale diventa imperatore romano e riporta la pace.
La regista, rispetto a questa traccia originaria, ha aggiunto un'introduzione ed un finale inediti, in cui un bambino, Lucietto, che rappresenta un qualsiasi spettatore, all'inizio è inserito repentinamente nella tragedia, mentre alla fine del film libera il figlio di Aronne e lo porta con sé in direzione del sole che sorge. Forse la regista, visto che il finale di Shakespeare non comporta una catarsi vera e propria, ha voluto procurarla in questo modo, rappresentando l'amore e l'ingenuità infantile come promessa di un mondo migliore.
Altra differenza tra l'originale e il film è che, mentre la tragedia si svolge nella Roma antica, il film è ambientato nei nostri giorni, come si capisce dalle tecnologie che vi compaiono, anche se tradizioni e valori sono tipici del mondo antico.
La tragedia di Shekespeare è di stampo senecano, poiché, come nelle tragedie del filosofo latino, è posto in risalto l' elemento macabro e orrorifico, che è accentuato anche di più nella regìa cinematografica.
Il fine di dimostrare un siffatta, eccessiva violenza è quello di produrre nello spettatore la catarsi tragica, per condurlo sulla retta via. Infatti, benchè la trama sia molto complicata, il tema principale è evidente: l' opera rappresenta il male del mondo, dominato da odio ira e violenza. Ogni personaggio presenta aspetti brutali, eccetto forse Lavinia. Lo stesso Tito è un impasto di bene e male: è un eroe e ama la patria, ma per orgoglio non esita a uccidere due dei suoi figli ed è estremamente crudele nella sua vendetta. I personaggi che rappresentano il male in sé sono Tamora ed Aronne; però entrambi mostrano la loro umanità nell'amore per i propri figli. Infine, Chirone e Demetrio rappresentano la violenza bestiale, ma non hanno pensiero autonomo e sono loro stessi succubi del male. In definitiva, si può affermare che Julie Taymor ha saputo adattare molto bene la tragedia e Anthony Hopkins, che interpreta Tito, ha saputo svolgere magnificamente la sua parte.