giovedì 14 aprile 2011

Tabellini - Titus

Riccardo Tabellini - TITUS
Ripreso dal Titus Andronicus di Shakespeare, il film Titus rimane fedele alla tragedia del poeta inglese: attraverso stupri, torture, uccisioni cruente e cannibalismo viene rappresentato il sentimento della vendetta.
Ambientato ai giorni nostri, nel film non mancano elementi del tutto inappropriati al periodo storico della vicenda, come automobili, tavoli da biliardo, birra e addirittura pistole o altre armi moderne utilizzate dai soldati romani.
Come detto, il tema fondamentale è la vendetta, espressione della malvagità che c’è dentro ogni essere umano: la rappresentazione cinematografica, come l’opera teatrale, mostra come l’uomo non possa reprimere la sua parte malvagia, che può risiedere anche nell’eroe più valoroso o nella persona più pura. Questa malvagità può poi portare alla pazzia e, ovviamente, alla violenza. Il finale, però, regala un ultimo colpo di scena: vi vediamo Lucio, nipote di Tito, che si incammina verso l’alba con in braccio il figlio di Aronne, il crudele servo appena giustiziato: la scena mostra come l’idea, la speranza di una nuova generazione che non ripeta gli errori degli adulti, è plausibile e, soprattutto, desiderata ed auspicabile.
L’opera, in conclusione, vuole mostrare come la rabbia e la pazzia siano sentimenti che non possono essere controllati e che colpiscono ogni essere umano e come i sentimenti e i pregiudizi siano qualche cosa di spontaneo, sicché quasi non dipendano da noi tanto sono impulsivi.
Comunque, sebbene sia molto cruenta e cruda, l’opera è coinvolgente, ben interpretata e anche di facile comprensione; perciò permette a chi la guarda di immaginare il mondo antico e di immedesimarsi nella storia.

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