giovedì 14 aprile 2011

Zucconi - Titus

Fabio Zucconi - TITUS

Trama
Titus è un film drammatico basato sull’omonima tragedia di Shakespeare Titus Andronicus.
Il film inizia con la scena di un bambino che sta giocando con i soldatini in una cucina. Improvvisamente, egli viene portato via da un soldato e lasciato in un anfiteatro. Da questo momento in poi, diventa un personaggio vero e proprio della tragedia: il giovane Lucio, nipote di Tito Andronico. Questi (Anthony Hopkins) è un generale romano, appena ritornato vittorioso da una guerra contro i Goti. Tra i prigionieri di guerra vi sono la regina Tamora (Jessica Lange) e i suoi tre figli (dei quali il maggiore verrà ucciso da Tito per vendetta).
Nel frattempo, a Roma si stanno svolgendo le elezioni per decidere quale sarà il nuovo imperatore. Anche se molti propongono il nome di Tito, alla fine vince Saturnino, il figlio maggiore del defunto imperatore. Egli vuole prendere in moglie Lavinia, figlia di Tito e già promessa a suo fratello Bassanio. Ma Bassanio la rapisce e l’imperatore decide così di sposarsi con Tamora. Il giorno successivo i figli di Tamora, invaghitisi di Lavinia, uccidono Bassanio e violentano la ragazza grazie alla complicità della madre. Poi le tagliano la lingua e le mani affinché non possa comunicare a nessuno l'identità dei suoi carnefici. Lavinia viene ritrovata dallo zio Marco e condotta dal padre. Intanto, due dei figli di Tito sono condannati a morte per l’omicidio di Bassanio, in quanto Aronne, l’amante di Tamora, li ha tratti in inganno con un ingegnoso trucco. Lo stesso Aronne fa poi credere a Tito che l’imperatore li libererà in cambio della sua mano. Tito accetta suo malgrado, ma dopo essersi amputato la mano, scopre la menzogna e giura vendetta contro Aronne e l’imperatore. Il giorno dopo, Lavinia comincia a comportarsi in modo strano e finalmente riesce a far capire a Tito quello che le è successo. Ella mostra al padre un libro di Ovidio che racconta la storia di Filomela, una ragazza che aveva subito le sue stesse violenze. Infine, grazie ad un metodo escogitato dallo zio Marco, rivela i nomi dei due aggressori: Chirone e Demetrio, i figli dell’imperatrice. Allora Tito, folle di rabbia, fa scoccare ai soldati radunati da suo figlio Lucio delle frecce in direzione della residenza di Saturnino. Alla punta di ciascuna freccia è conficcato un messaggio contenente un richiamo alla giustizia. Nel frattempo Tamora ha avuto un figlio da Aronne, il quale decide di tenerlo poiché è carne della sua carne e uccide la levatrice affinché non riveli questo fatto. Sfortunatamente, Aronne viene catturato da Lucio, il quale però risparmia il bambino. L’imperatrice, convinta che Tito sia pazzo, si reca da lui, vestita da spirito della vendetta, con i due figli, vestiti da spiriti dell’assassinio e dello stupro: gli promette la vendetta se egli farà ritirare le truppe che minacciano Roma e gli suggerisce di organizzare un banchetto, invitando l’imperatrice e Saturnino. Tito acconsente, ma chiede che gli spiriti dell’assassinio e della vendetta rimangano con lui, mentre la "Vendetta" porta il messaggio all’imperatore.
Tito allora taglia la gola ai due giovani e prepara un pasticcio con la loro carne, che serve l’indomani a Tamora e Saturnino. Uccide poi la figlia Lavinia, poiché la violenza che ella ha subito gli causa una sofferenza troppo grande, e rivela che lo stupro fu perpetrato da Chirone e Demetrio e che il pasticcio era fatto della loro carne. Tito uccide Tamora, ma è ucciso da Saturnino, a sua volta ammazzato dal figlio maggiore di Tito, Lucio, per vendicare il padre.
Alla fine, Lucio è proclamato imperatore ed Aronne è seppellito fino alla testa sotto terra, dove morirà di fame e di sete. Nella scena finale si vedono il giovinetto Lucio e il figlioletto di Aronne che avanzano verso gli albori di un nuovo mondo.

Analisi del film
Il film è rappresentato in chiave postmoderna. Il postmodernismo è un movimento culturale nato negli anni ’70 che presenta la crisi della moderna concezione del mondo, in cui si vuole avere una visione unitaria della realtà e del sapere. L’incipit del film (il bambino che gioca in una cucina) è un chiaro elemento postmoderno, così come l’ambientazione delle scene principali nel quartiere romano dell’EUR, noto per i suoi edifici neo-romani. Inoltre, sono state utilizzate automobili come mezzi di trasporto, che nell’antica Roma non esistevano.
Per quanto riguarda la tragedia vera e propria, molti critici mettono in discussione il fatto che sia stata scritta veramente da Shakespeare.
Tuttavia il film è molto fedele al testo teatrale. Il protagonista è Tito Andronico, gli antagonisti sono Tamora e Aronne, i personaggi secondari sono Marco, Saturnino, Chirone, Demetrio, il giovane Lucio e Lavinia. Chirone e Demetrio rappresentano la violenza e la bestialità, Lavinia l’innocenza, Marco il buon senso. I personaggi secondari sono utilizzati per esprimere i sentimenti e le passioni che caratterizzano i personaggi centrali. La tragedia e la conseguente trasposizione cinematografica sono quindi incentrate sul male: i personaggi negativi prevalgono su quelli positivi.
Tuttavia, anche i personaggi che all’apparenza sembrano “buoni” presentano degli aspetti negativi: Lavinia prende in giro Tamora per la sua relazione con il moro, Marco è un politico codardo, che manda gli altri a combattere al suo posto. Come direbbe Shakespeare: “non è tutto oro quel che luccica”. Per contro, Tamora e Aronne sono i cattivi veri e propri (villains) anche se hanno qualche aspetto di bontà: Tamora, donna senza scrupoli, è per i suoi figli come una tigre che difende i suoi cuccioli, cioè molto protettiva: infatti, supplica Tito di risparmiare il suo primo figlio. Ugualmente Aronne, dopo essere stato catturato, offre la sua vita pur di salvare il figlio neonato.
Anche Chirone e Demetrio mostrano una certa umanità: essi riescono ancora e provare paura. Si comportano male perché sono stati influenzati dagli adulti che li circondano (Tamora e Aronne).
Nemmeno Tito è un personaggio completamente buono: egli è malvagio, perché uccide il primo figlio di Tamora e alcuni suoi figli; è bestiale, perché fa mangiare alla regina un pasticcio contenente la carne dei suoi figli. Egli pensa sempre alla vendetta, è un personaggio stoico.
In ultima analisi, si ha una storia devastante, che rappresenta il male sotto tutti i punti di vista. Inoltre, la tragedia originale finisce con il seppellimento di Aronne senza lasciare una possibilità di speranza o salvezza. In questo modo lo spettatore subisce una catarsi (purificazione dell’animo), ma essa non è completa. Nel film invece, per completarla, gli sceneggiatori hanno voluto creare un finale di speranza, rappresentato dal piccolo Lucio che, tenendo in braccio il figlio di Aronne, si incammina verso un nuovo orizzonte, che si spera sia migliore del precedente.
Il piccolo Lucio è del resto come uno spettatore all’interno della tragedia, il quale deve comportarsi in maniera opposta a quella del resto dei personaggi. In questo modo la catarsi è completa.

Nessun commento:

Posta un commento