giovedì 5 maggio 2011

L.Lanza - Energia: riflessioni per il 2011

In un mondo altamente progredito e tecnologico come il nostro l’energia è di vitale importanza; perciò i paesi che fruiscono di tale risorsa per caratteristiche geografiche e per la presenza di giacimenti di petrolio e metano, sono sicuramente assai avvantaggiati.
Questa ricchezza di fonti di energia era in passato spesso localizzata in paesi poco industrializzati e poco sviluppati, ed è evidente che il non essere in grado di utilizzare un bene è come non averlo. Al contrario, abbiamo assistito nell’ultimo decennio ad un enorme sviluppo dal punto di vista industriale ed economico di stati come la Cina e l’India, che si presentano come le nuove future superpotenze: essi sono infatti all’avanguardia nella ricerca e nello sfruttamento di fonti energetiche volte a favorirne ed accelerarne il progresso economico, anche se – sul piano di quello politico-sociale – ci sono spesso ancora forti differenze tra le varie classi sociali ed i diritti civili più elementari non vengono rispettati.
Per quanto riguarda l’Africa ed i paesi arabi, fortunati detentori del preziosissimo petrolio, il cosiddetto “oro nero”, essi sono l’ago della bilancia dell’economia mondiale, soprattutto per paesi come l’Italia che ne è completamente priva. Questi paesi, grazie alla presenza di giacimenti, hanno cominciato a prendere consapevolezza della loro forza politica ed economica nello scacchiere mondiale, anche se, per quanto riguarda il progresso dei diritti civili e sociali, sono piuttosto arretrati.
Questo 2011 si è tuttavia aperto con due episodi drammatici, assai diversi tra loro, ma che ci portano ugualmente a riflettere sul futuro delle riserve e delle risorse energetiche.
Infatti, si è accesa la miccia della rivolta nei paesi arabi del Mediterraneo: prima in Egitto, poi con la guerra in Libia e, infine, in questi giorni in Siria. Pur alla luce dei problemi di carattere morale e civile che ciò comporta, l’attenzione mondiale si focalizza sul problema economico, in quanto sono tutti paesi che vivono sull’estrazione e sulla vendita del petrolio. Dall’inevitabile riduzione della produzione di quest’ultimo deriveranno certo gravi conseguenze finanziarie ed economiche, e anche le nostre tasche risentiranno dell’aumento dei prezzi causato da questa crisi.
Il secondo importante avvenimento, verificatosi in marzo, è stato il terremoto-tsunami in Giappone, da cui è conseguita la parziale esplosione della centrale nucleare di Fukushima.
Dato che proprio quest’anno ricorre il 25° anniversario del disastro di Chernobyl, i cui effetti disastrosi si vedono ancora oggi, si pensava che nel corso di 25 anni si fosse fatto molto per la sicurezza nelle centrali nucleari: vedere però un paese così all’avanguardia dal punto di vista tecnologico come il Giappone messo in ginocchio e in crisi da una calamità naturale, ci porta a porci delle domande sulla corsa nucleare, argomento in Italia di un prossimo referendum .
Se il Giappone, che convive da sempre con i terremoti e ha saputo per il resto farvi pienamente fronte, non è stato in grado di limitare i danni sulla centrale nucleare, c’è infatti da domandarsi se è il caso che l’Italia si avvii su questa strada, pur senza nulla togliere alla preparazione e alla competenza dei nostri ricercatori.
Inoltre, legato alle centrali nucleari, c’è il problema dello smaltimento delle scorie, che è comune a tutto il mondo e che, non essendo ancora stato risolto, sarà una pesante eredità che lasceremo ai nostri figli e nipoti.
D’altra parte, se anche in Italia si dovesse rinunciare agli impianti nucleari, non bisogna però dimenticare che Francia, Germania, Svizzera e Austria ne possiedono di funzionanti: quindi tutta l’Europa e tutto il mondo dovrebbero cambiare atteggiamento e rivedere la propria politica energetica, indirizzandosi verso energie rinnovabili.
In particolare, in Italia dovremmo sfruttare il sole, l’acqua e il vento: e forse, se non è stato fatto finora, è perché ci sono interessi economici di pochi che vanno a scapito del bene di tutti.

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