giovedì 5 maggio 2011

4D - Una conferenza sui problemi africani

Una conferenza sui problemi africani, per essere informati e per reagire nel nostro piccolo.
“Non vedo, non sento, non parlo!”
Il colpo di Stato in Sudan, il genocidio in Ruanda e altri tragici eventi, per raccontare i conflitti che hanno marcato col sangue il continente africano

Il giorno 1 febbraio 2011, le classi quarte e quinte dell’indirizzo linguistico del nostro Istituto hanno partecipato ad una conferenza, tenuta dal Responsabile della sezione Africa del Max-Planck Institut di Friburgo per il diritto internazionale, il dott. Adome Blaise Kouassi.
L’intero incontro si è svolto in lingua francese, per la gioia di noi studenti, ma soprattutto degli insegnanti, con l’aiuto della professoressa Maria Raffaella Cornacchia che, con qualche breve intervento, ha permesso di seguire meglio l’esposizione.
Attraverso un riepilogo di ciò di cui si è discusso, il nostro intento principale è quello di farvi riflettere sui temi affrontati, di cui sfortunatamente si sente parlare troppo poco. Si è parlato della funzione del Tribunale Internazionale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in rapporto ai conflitti etnici africani, dei differenti tipi di crimine su queste autorità possono intervenire (con riferimento al colpo di Stato in Sudan del 19 settembre 2002 e al genocidio in Ruanda dal 6 aprile 1994), delle conseguenze della Conferenza di Berlino e dei conflitti tra Africani che sono nati dalla colonizzazione europea.
L’elemento comune di questi eventi è la violenza, da cui sono derivati veri e propri stermini di massa. Ma al di là di questo aspetto, che riscontriamo in tutti i rapporti di forza, vogliamo soffermarci sull’intervento europeo in Africa, che non fece che accrescere l’instabilità del continente.
Le ragioni dei colonizzatori francesi, inglesi, tedeschi, belgi, italiani, furono eminentemente economiche: perciò, visto che l’intento era arricchirsi e non pacificare le tensioni preesistenti tra le popolazioni africane, gli effetti furono disastrosi: il più grave, lo sviluppo di una politica di discriminazione condotta dai colonizzatori, che si riflesse poi nell’intolleranza reciproca tra le diverse etnie africane e che ebbe poi come ultimo sbocco le guerre civili. Ecco dunque che i nostri Paesi, che riteniamo moderni, forti e stabili, lo sono stati spesso alle spese dei popoli in cui hanno incrementato la rabbia e l’odio, la violenza, la sete di sangue.
D’altra parte, le notizie su questi fatti spesso non ci sono trasmesse in modo esauriente o corretto: è perciò molto importante che ciascuno di noi si informi autonomamente tramite giornali, telegiornali, siti web o altro, per sapere cosa accade nel mondo. Solo così potremo acquisire la coscienza necessaria per riflettere e farci un’idea nostra, per discutere cogli altri e magari trovare altri che pensano che bisogna cambiare le cose. Infatti, se si è in molti a voler far sentire la propria voce, è davvero possibile fare qualcosa per aiutare i Paesi del terzo mondo a superare i loro problemi: ma è innanzitutto essenziale far circolare la corretta informazione.

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