giovedì 5 maggio 2011

Bernardinello G. - Gridare nel silenzio

Nessuno ne parla, nessuno sa.
Sono le guerre taciute, i genocidi nascosti al mondo, i massacri che non toccano l’interesse della gente. Quelli per cui non si perde né tempo né curiosità per saperne di più, quando invece, quelle persone, di cose ne hanno perse tante.
Sono molti, troppi da contare, gli esempi che si potrebbero prendere in considerazione per suscitare un minimo di interesse in coloro che forse non per la prima volta, ma quasi, ne sentono parlare.
In Costa d’Avorio, Africa occidentale, per esempio, la popolazione è drammaticamente in ginocchio da mesi. La causa? La sete di potere. Infatti, l’ostilità fra due presidenti, Gbabo e Ouattara, che con armi assassine credono di dimostrare la loro autorità, sta distruggendo ciò per cui stanno combattendo, il loro paese.
Del resto, non si deve dimenticare il genocidio del 1994 in Ruanda, Africa orientale, che è stato uno dei più sanguinosi della storia. Le divisioni etniche tra Hutu e Tutsi han fatto sì che questi due popoli si autoeliminassero a vicenda nel modo più feroce possibile. Ancora adesso le generazioni sopravvissute ne accusano i danni : migliaia di donne, vittime di stupri etnici, sono sieropositive e migliaia di bambini non hanno più una famiglia, una casa.
In territorio libico, Nord Africa, la situazione è analoga. I libici hanno tentato di far cadere il governo di Gheddafi e quest’ultimo , pur di non abdicare, ha cercato di imporre il proprio potere pagando a peso d’oro un esercito di mercenari stranieri perché bombardasse e sopprimesse i ribelli, la sua gente, il suo popolo.
In Costa d’Avorio e in Ruanda i mass media hanno dedicato miseri minuti di servizi televisivi per divulgare una notizia che meritava giorni di approfondimenti. Per quanto riguarda la situazione in Libia, invece, i telegiornali hanno trasmesso per settimane aggiornamenti minuto per minuto.
Ma perché tanta differenza?
Qui la risposta è una sola, triste e poco onorevole. Le più grandi potenze europee , come l’Italia, dipendono economicamente per quanto riguarda il petrolio ed il gas dalla Libia: anzi, è scorretto parlare di tutta la Libia, ma da Gheddafi soltanto. L’allarme di una possibile interruzione commerciale ha allarmato i potenti, del tutto dimentichi di coloro che stanno morendo per le scelte di un pazzo. I mass media hanno dovuto concentrarsi solo sul problema finanziario, distogliendo la gente da ciò che era realmente importante.
Tutto, dunque, ruota intorno all’interesse economico e politico, e si è perso il senso della centralità dell’uomo in quanto essere umano.
I mass media, in realtà, sembrano nati per ottundere le menti, non per aprirle come dovrebbero. Anzi, forse i mass media esistono proprio per alimentare questo circolo vizioso, capitanato da potenti egocentrici che senza ostacoli dettano legge. Essi non si fermano neanche davanti ai massacri, purché qualcuno continui a pagare il giro di giostra.
Il nome stesso “mass”, in fondo, non allude a qualcosa che rende l’uomo parte della massa e non individuo pensante?
Keane Fergal, nel suo libro Stagione di sangue, un reportage sul genocidio in Ruanda, ribadisce più volte l’inutilità e la scorrettezza dei mass media. Frase che dovrebbe far riflettere, è questa: “Generalmente, per la televisione, le notizie dall’Africa sono interessanti solo quando comportano un’esibizione di cadaveri: più è alto il mucchio, maggiore è la possibilità che da ogni parte del mondo si inviino, sia pure per breve tempo, corrispondenti e troupe televisive”.
Sembra insomma che i telegiornali abbiano lo stesso scopo dei reality: fare share, giocando sulla bestialità dell’uomo, sulla sua capacità di diffondere terrore. E sembra che il pubblico sia interessato unicamente a sapere fino a dove può arrivare la crudeltà: un interesse perverso che attira più telespettatori incollati allo schermo di quanto non ne attiri il sapere le cause dei massacri.
Siamo quindi più deboli dei mass media?
Evidentemente sì, ci sappiamo far plasmare da ciò che raccontano, ma soprattutto, da ciò che NON raccontano. Sottovalutiamo il fatto che il loro ruolo è uno dei più importanti: divulgare notizie internazionali per far sì che la gente sappia, si interessi, conosca ciò che succede al mondo, e non solo dietro l’angolo di casa propria.
In conclusione, se questi massacri avvengono e mai nessuno ne parla, in parte è anche colpa del disinteresse del pubblico mondiale. Questo alimenta sia l'ignoranza collettiva ed il continuo disimpegno verso ciò che accade ogni giorno dall’altra parte del mondo e che va ben oltre l’immaginabile, sia la nonchalance con cui si prendono decisioni autodistruttive, perché nessuno vi fa obbiezione.
Fermiamo allora questa corsa incontro al massacro con la corsa a saperne di più!

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