martedì 5 giugno 2012

LUCA LANZA - AFRICA: COLONIZZAZIONE E DECOLONIZZAZIONE


L’attuale carta geografica politica dell’Africa è frutto del processo di decolonizzazione che si è verificato in particolare dopo la II Guerra Mondiale. Con il termine decolonizzazione si indica il processo di dissoluzione dell’organizzazione coloniale che alcuni stati europei avevano imposto a quasi tutta l’Africa e in parte dell’Asia e dell’America del sud. Ciò ha comportato per alcuni stati ex-coloniali da una parte il raggiungimento dell’indipendenza politica, e in secondo luogo l’emancipazione dalle intrusioni economiche degli stati ex-colonizzatori. La decolonizzazione in Africa è avvenuta in maniere differenti: alcuni stati come l’Italia e la Spagna persero completamente i loro domini coloniali, mentre altri, come la Gran Bretagna, attuarono una politica di concessioni di indipendenza per salvaguardare i rapporti privilegiati con le ex-colonie, evitando così il coinvolgimento in costose guerre coloniali. Tra gli anni ’50 e ’60 all’Africa centro-australe venne concessa l’indipendenza.
La Francia invece attuò una politica diversa, poiché, non rassegnandosi alla perdita delle colonie, rimase coinvolta nella guerra d’Algeria, la cui perdita nel 1962 ebbe gravi contraccolpi anche sulla stabilità politica interna francese.
Anche il Belgio in Congo e il Portogallo in Africa meridionale si opposero duramente ai movimenti di liberazione delle diverse colonie. In particolare, il Portogallo concesse l’indipendenza ai suoi possedimenti africani (Angola, Mozambico, Guinea-Guissau, Capo Verde, Sao Tomè e Prìnzipe) soltanto al definitivo crollo del regime creato da Salazar a Lisbona.
Con ciò possiamo dire che l’Africa contemporanea sia il risultato da una parte di accordi tra le grandi potenze europee, stabiliti tra il periodo coloniale e quello della decolonizzazione, accordi che non hanno tenuto conto delle culture locali e degli interessi delle popolazioni; d’altra parte l’Africa attuale è la conseguenza della sua storia secolare, dove i popoli, le tribù e le diverse etnie hanno un peso rilevante. Esempio lampante di questo concetto è la guerra civile ruandese che ha visto opporsi le due etnie degli Hutu e dei Tutsi, senza che si verificasse un intervento internazionale, se non a conflitto concluso.
Le conseguenze del processo di decolonizzazione, nel complesso negative, hanno dei tratti comuni: le élite di dirigenti locali che gestirono l’andamento della decolonizzazione attraverso o le armi o le trattative diplomatiche erano molto ristrette e occidentalizzate; mancava una classe media per funzioni e reddito e la maggior parte della popolazione era soggetta a forme di vita e di produzione arretrate, in rapido dissolvimento ormai da anni per l’impatto con il progresso portato dai colonizzatori; i livelli di reddito e d’ istruzione erano molto bassi e la dimensione dei capitali disponibili per lo sviluppo limitata, a fronte di una massiccia presenza di materie prime di notevole valore.
Inizialmente, la maggior parte delle potenze coloniali tentarono di introdurre istituzioni politiche di carattere occidentale, che però a causa delle condizioni che abbiamo già detto vennero soppiantate da élite di dirigenti militari, salite al governo in seguito a colpi di stato, o di élite politiche che si esprimevano in partiti unici di varia ispirazione politica. Inoltre si verificarono una diffusione dilagante della corruzione, favorita anche dalla persistenza degli interessi occidentali in un’ottica neocoloniale, instabilità politica e violenza, alimentata tra l'altro dai trafficanti internazionali di armi.
Dal momento che la decolonizzazione ha avuto luogo nel periodo della guerra fredda, alcuni dei nuovi stati si sono avvicinati al blocco comunista, diventando un significativo ago della bilancia nel conflitto tra USA e URSS. In questo ambito vanno ricondotte molte delle guerre, spesso a sfondo tribale o scoppiate come conseguenza del potere dei “signori della guerra”.
Infine, tutto ciò ha contribuito ad uno scarso decollo economico a causa di un rapido aumento della popolazione dovuto al miglioramento della vita e delle condizioni igieniche, benché negli ultimi anni i paesi africani siano duramente colpiti dall’AIDS.

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