lunedì 4 giugno 2012

Battigelli A., Guerra C., Quadri A., Tabellini R. - La decolonizzazione dell'Africa


DECOLONIZZAZIONE

CHE COSA E’ LA DECOLONIZZAZIONE?

Con il termine decolonizzazione si intende il processo di emancipazione e liberalizzazione nazionale dei popoli oppressi dalla dominazione coloniale di alcuni paesi, soprattutto europei (Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Belgio).
Nella seconda metà del Novecento le colonie hanno ritrovato l’indipendenza. Il processo è avvenuto a volte pacificamente, a volte con violenza. La raggiunta indipendenza non ha però risolto i problemi delle ex colonie: nella maggior parte dei casi esse sono preda della violenza, delle guerre civili e della miseria.

DECOLONIZZAZIONE DELL'AFRICA DEL NORD E CENTRALE

Sono due i tipi di decolonizzazione:

Il primo è quello pacifico:
alla Francia e all’Inghilterra questa modalità diede notevoli vantaggi sul piano economico e politico sotto forma di rapporti privilegiati.
·       -  Marocco e Tunisia nel 1956
·       - Quasi tutte le colonie francesi fatta eccezione per l’Algeria
·      -  Quasi tutte le colonie inglesi fatta eccezione per il Kenia

Il secondo è quello sanguinoso:
  • ·      Zaire (colonia belga), Mozambico e Angola (colonie portoghesi), liberatesi solo nel 1975
  •  
  • ·      Algeria: guerra durata otto anni dal 1954 al 1962, con intervento del generale De Gaulle
    • Motivazioni: in Algeria la questione fu complicata dal fatto che erano numerosi i francesi che da tempo vi risiedevano e si opponevano alla decolonizzazione

  •  ·       Kenia: la guerra si è conclusa nel 1963
    • Motivazioni: anche in Kenia la presenza di moltissimi abitanti bianchi portò a scontri violenti e sanguinosi.


MOTIVI DELLE DIFFICOLTA’ NEL RAGGIUNGIMENTO DELL’INDIPENDENZA

  • ·    I paesi africani mancavano spesso di una vera e propria classe dirigente autoctona e di un’amministrazione pubblica organizzata.
  • ·       Le rivalità etniche e tribali perduranti da secoli.
  • ·       Gravi problemi economici dovuti all’arretratezza e allo sfruttamento cui erano stati sottoposti da parte delle nazioni occidentali anche dopo il raggiungimento dell’indipendenza.
  • ·       Mancando una vera e propria classe dirigente, spesso l’unico potere forte nei paesi africani rimaneva l’esercito, in mano a bande di prepotenti, rozzi e violenti, appoggiati a volte dai sovietici, a volte dagli americani, a volte dai gruppi industriali.
  • ·       Da ciò, centinaia di guerre dimenticate sanguinose e terribili per le morti dovute non solo alle ferite, ma anche a tristi effetti collaterali come la fame, le malattie e la miseria,. Tutto questo ha aumentato l’instabilità del continente, la sua spaventosa povertà, la mortalità infantile.


DECOLONIZZAZIONE AFRICA DEL SUD

Nell’Africa meridionale le classi dirigenti bianche mantennero saldamente il potere, esercitando una vera e propria oppressione razziale sulle popolazioni indigene:
  • ·       L’apartheid sudafricano, ovvero un razzismo legalizzato, in base al quale la minoranza bianca discriminava la maggioranza nera. In Sudafrica quattro milioni di bianchi dominavano su ventuno milioni di neri, asiatici e meticci. I bianchi erano discendenti dei coloni olandesi (boeri) che avevano occupato quelle terre secoli prima.
  • ·       Non veniva riconosciuto alcun diritto alla popolazione nera, erano proibiti i matrimoni misti, non c'erano scuole e locali pubblici aperti a bianchi e neri insieme, ai neri era permesso abitare solo in appositi quartieri o città, spesso poverissimi o fatiscenti.
  • ·       Contro l’apartheid andò organizzandosi la resistenza nera, riunita sotto le bandiere dell’African National Congress e del suo leader Nelson Mandela. Costretto all’illegalità dal 1961, l’African National Congress passò alla lotta armata, fino a quando all’inizio degli anni Novanta (1993) la coraggiosa iniziativa del leader bianco De Klerk consentì l’avviamento di trattative, sfociate nel superamento dell’apartheid, nel suffragio universale e nell’elezione di Mandela a presidente della repubblica.

Dopo anni di scontri, violenze, arresti, pressioni forti dell’opinione pubblica mondiale, questo assurdo e anacronistico regime ha cessato di esistere. Oltretutto, essendo il Sudafrica un paese ricco e industrializzato, non poteva continuare per sempre a vivere sullo sfruttamento di lavoratori tenuti in uno stato di semischiavitù.

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