lunedì 28 novembre 2011

SOFIA ALEXANDRA ARANCIOTTA - L’ Europa a lezione da Mazzini


In questi mesi l’Europa è stretta nella morsa di una crisi economica: i politici sono in balia delle banche, gli ideali si sgretolano, i cittadini hanno paura del futuro e i giovani diventano indignados.

Val forse la pena di accogliere il suggerimento del professor Conti scrive riguardo a Mazzini: “che sia giunto il momento dell’ inizio di un serio  studio del pensiero mazziniano, per il quale siano bandite la predica delle formule, la ripetizione delle frasi fatte, la retorica di inconcludenti cosiddetti cultori delle dottrine del Maestro, e siano seguite indicazioni e ispirazioni per un’azione feconda di tutti coloro i quali sono impegnati nella politica?

 È vero che ci si ferma a pensare a Mazzini filosofo, patriota, politico illuminista e romantico, ma non si arriva mai a porsi una domanda: come mai oggi nessun politico ricorda più il suo pensiero? Perché si è dimenticata la sua carica emotiva, la sua grande capacità di svegliare le coscienze e instillare in esse l’entusiasmo per nuovi principi?
Giuseppe Mazzini già nel 1805, vedendo gli “esuli carbonai in cerca d’asilo” aveva capito che bisognava “soccorrere quei poveri e santi precursori dell’avvenire italiano” e che si poteva e si doveva lottare per la libertà della Patria, e aveva indicato anche un nuovo metodo di lotta, che desse nuove e concrete risposte alle esigenze degli italiani.
Sottoponendosi ad una forte autocritica, Mazzini si era reso conto che era necessario puntare sui giovani che “sono il corpo della libertà, del progresso; sono accessibili all’entusiasmo e i germi cacciati sul terreno della gioventù fruttano di certo”. Aveva capito inoltre che “non vi sono cinque Italie, quattro Italie, tre Italie, non v’è che un’ Italia”, che il nostro paese deve rimanere unito, perché “la patria è come la vita: Dio ve la diede e gli uomini non possono rifarla. Dio creandola le assegnò per confine le Alpi e il mare”.Ma soprattutto, egli fece politica arricchendola di moralità, nonostante il suo laicismo e le sue idee illuministiche. Come scrive Don Luigi Sturzo, “non si può ricordare degnamente Mazzini senza mettere in rilievo il fondamento etico - religioso del suo pensiero politico, che tendeva a un laicismo che non fosse privo di spiritualità, e ad una politica che non mancasse di moralità.”

Dunque, secondo Mazzini, l’uomo diventa popolo con una missione specifica: conquistare la libertà, rispettando quella altrui e collaborando con gli altri popoli al progresso civile dell’umanità.
Un popolo va, però, educato attraverso una propaganda precisa, rivolta verso tutti i ceti sociali, e dandogli la consapevolezza dei propri diritti, ai quali corrispondono precisi doveri. Come Mazzini stesso scrisse, “
Noi non siamo Governo d'un partito, ma Governo della Nazione… Né intolleranza né debolezza.[…] La Nazione ha vinto…Il suo Governo deve avere la calma generosa e serena, e non deve conoscere gli abusi della vittoria. Inesorabile quanto al principio, tollerante e imparziale con gl’individui; né codardo né provocatore: tale deve essere un Governo per essere degno dell’istituzione repubblicana. Economia negli impieghi; moralità nella scelta degl’impiegati; capacità, accertata dovunque si può per concorso, messa a capo d’ogni ufficio, nella sfera amministrativa. Ordine e severità di verificazione e censura nella sfera finanziaria; limitazione di spese, guerra ad ogni prodigalità… Non guerra di classi
.”
È stata la prima volta, dopo le grandi rivoluzioni del ‘700, che un uomo politico ha chiamato in causa il popolo: il popolo doveva fare la rivoluzione; il popolo doveva ridiventare padrone del proprio destino. Aveva dunque senso cercare di realizzare storicamente un’ Italia libera, indipendente ed unitaria, perché il popolo potesse decidere di farne una repubblica democratica.
Infatti, il concetto romantico di "nazionalità" viene superato da Mazzini attraverso la concezione della Nazione come anello di congiunzione tra l’ individuo e l’ umanità: perciò, ogni uomo ha il compito di creare la propria nazione, così come ogni nazione ha quello di creare l’umanità, cioè un'entità coesa corrispondente all’ Europa.
L’ Europa delle nazioni che Mazzini aveva pensato,  la libertà e l’ uguaglianza fra ogni uomo, ideali utopistici  per quel tempo cosi difficili da realizzare, ancor oggi tuttavia ci sembrano lontani.
Mazzini aveva inserito il problema italiano nel più vasto problema della liberta per tutti i popoli, facendone una questione europea: oggi però, apparentemente nessun governo ha voglia di vedere veramente realizzati questi principi.

La frase “è urgente l’ agire più che il discutere” diventa così oggi di vitale importanza, perché possa avvenire quello che  Mazzini aveva auspicato: “quando i singoli avranno compiuto in armonia le loro missioni, sparirà la parola straniero e l’ uomo saluterà l’uomo, da qualunque parte gli si muoverà incontro, col dolce nome fratello”.


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