venerdì 25 novembre 2011

ELENA BENINCASA - Mazzini e gli studenti di oggi: prima l’unità poi la democrazia


In questo clima di manifestazioni, proteste e occupazioni che sembrano non ottenere alcun successo facciamo appello all’emblema della lotta per la democrazia: Giuseppe Mazzini

Bologna, 11/11/2011. Mi trovo in via Ugo Bassi: i ragazzi marciano verso il centro della città, la polizia circonda il fiume di studenti che si riversa in Piazza Maggiore, i cittadini curiosi si affacciano al balcone e osservano. Si sentono i soliti cori, i soliti insulti (spesso fuori tema rispetto alle ragioni della manifestazione) contro i politici, le solite canzoni reggae che ti rimbombano nelle orecchie frastornandoti. Corrispondiamo esattamente alla descrizione di folla del filosofo danese Kierkegaard: un gruppo di persone protese al conformismo, dove il singolo perde la propria identità. In pratica, se il mio vicino comincia a urlare parolacce a caso, io a mia volta lo imito e così via per tutti i presenti.

Come se non bastasse, ad ogni corteo sono presenti gruppi giovanili dei più diversi partiti politici, spesso radicali, che sventolano le proprie bandiere e i propri striscioni aumentando il senso di confusione tanto negli altri manifestanti, quanto in coloro che  seguono l’evento dall’esterno. Non c’è ragione per cui ad una manifestazione in cui si protesta per un diritto comune a tutti noi giovani venga reso noto il pensiero politico; soprattutto perché è accaduto in più occasioni che ragazzi appartenenti a diversi partiti politici abbiano dato il via a risse, gli uni contro gli altri, durante la protesta stessa. Una corteo studentesco non può trasformarsi in una sorta di guerra tra partiti. Siamo una nazione frammentata al suo interno, divisa in gruppi e correnti di pensiero troppo radicali per poter ottenere dei risultati. Non si può pensare di non voler manifestare con il ragazzo un po’ "sfattone" e trasandato perché è certamente un anarchico, o con il giovane elegante e "firmato", perché è quasi sicuramente di destra. E’ triste da ammettere, ma è questo ciò che noi giovani pensiamo considerando solo l’apparenza dei nostri coetanei, e sono queste idee così superficiali e arretrate che ci impediscono di essere un gruppo unito durante le proteste.

Quella di oggi è la seconda delle  manifestazioni studentesche avvenute dall’inizio dell’anno scolastico a Bologna. Lo svolgimento dell’evento è identico alla volta scorsa. La cosa più sconfortante, che si sperava non sarebbe più accaduta, soprattutto perché tra l’una e l’altra c’è stato l’episodio romano, è la piega violenta che il corteo ha preso. Uova e mele scagliate contro le vetrate delle banche, sfondamento di negozi e molto altro sono la traccia che abbiamo lasciato, e stiamo lasciando di noi negli articoli di giornale, nei notiziari, ma soprattutto nelle menti dei cittadini.

Quest’ultimo corteo è solo il prologo della commedia, perché ormai di questo si tratta, che stiamo per mettere in scena. Novembre è sinonimo di occupazione, a prescindere dalla presenza  di buone e reali motivazioni per volerla compiere. Dopo anni di brevi e inconcludenti occupazioni delle scuole superiori bolognesi, dall’esterno ma anche dall’interno (perché molti studenti, ormai, sono contro questa ricorrenza) si comincia a dubitare della serietà con cui noi giovani scegliamo di bloccare le lezioni in segno di protesta. Le ragioni per dire BASTA sono molteplici: prima di tutto, come si è detto, si tratta di un cliché, nonché di un pretesto dei media per beffarsi di noi (come fece il "Resto del Carlino" due anni fa). Il resto della popolazione, i nostri spettatori, sono stanchi di assistere allo stesso spettacolo ogni autunno: è giunto il momento di cambiare copione!  In secondo luogo, è democrazia che chiediamo, ma siamo noi i primi a non rispettarne i termini: l’occupazione è infatti illegale. Certo in passato è stata fondamentale per le proteste studentesche, ma oggi ha perso completamente il suo significato, divenendo vaga contestazione delle leggi dello Stato. Ciò nonostante continuiamo a considerarla la nostra unica fonte di protesta a lungo termine. Inoltre, proprio perché non è legale e i cittadini hanno già un’immagine fissa (rigorosamente negativa) stampata nella mente, non otterremo mai appoggio dall’ esterno. Per concludere, occupando le scuole, creiamo automaticamente una barriera tra noi e i professori, che sentono al pari nostro le ingiustizie che vengono compiute, anche se noi non ce ne rendiamo conto. Sarebbe molto più utile scegliere di cooperare.

I tagli ai fondi della scuola pubblica e alle ore di lezione, l’inarrestabile precarietà dei docenti e via dicendo sono tutte valide motivazioni per cui far sentire la nostra voce. Se c’è una base solida da cui partire cadiamo, però, in fallo nel metodo con cui scegliamo di protestare.

Proprio negli ultimi giorni, in sintonia con questo tema scottante, abbiamo introdotto il personaggio e gli ideali di Giuseppe Mazzini. E’ lui stesso, simbolo consacrato della lotta per la democrazia, ad affermare che devono essere bandite le formule, le ripetizioni delle frasi fatte e siano seguite indicazioni e ispirazioni per un’azione feconda di tutti coloro impegnati nel movimento sociale. Come lui se ne rese conto all’epoca delle fallite insurrezioni per l’unità d’Italia, noi giovani dobbiamo farlo oggi e cercare un metodo alternativo veramente efficace. Mazzini comprese che alle buone intenzioni dei suoi predecessori mancava qualcosa: l’estensione all’Italia intera degli ideali rivoluzionari e patriottici, ed è proprio ciò che lui tentò di fare. L’obbiettivo era di rendere il nostro Paese, diviso in culture e tradizioni, un unico insieme con gli stessi desideri. Questo obbiettivo deve diventare anche il nostro, per riuscire a superare la frammentazione e unirci per uno scopo condiviso. La democrazia è il fine ultimo, e per essere certi di conquistarla è fondamentale capire che cos’è. Nei Pensieri sulla Democrazia in Europa, Mazzini la descrive in due sole parole: Diritti e Doveri. Coloro che la perseguono devono essere legati da una comune identità, devono avere alle spalle una buona educazione (si parla della formazione della coscienza e del pensiero), devono avere maturità e chiarezza nei propri obbiettivi. Importante è il miglioramento materiale, la volontà di frenare qualunque egoismo.  

Riflettiamo sulle parole di Mazzini per riscattare l’immagine negativa che ci siamo procurati negli ultimi anni agli occhi di chi ci circonda. Per una volta, traiamo spunto dai passi avanti compiuti nel passato per migliorare il nostro presente e garantirci un futuro sicuro.

Non resta che dire «meditate meditate e ancora meditate» su tutto ciò prima del CS (consiglio studentesco) pomeridiano che si terrà martedì 15 novembre in Palestra grande alle 14.30 e venite carichi di proposte  e iniziative per decidere insieme sul da farsi delle prossime settimane.

Vi aspettiamo



Elena Benincasa

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