Da Cavour a Brachetti
Arturo Brachetti è il più famoso trasformista al mondo con
il record mondiale di cambiamenti d’abito in due ore, ma non è l’unico ad avere
questo tipo di hobby: molti politici, nella storia italiana ed internazionale,
hanno preso spunto da questo favoloso artista nel cambiamento di schieramento
politico a seconda della convenienza.
La fine dell’800 è caratterizzata dal fallimento del
bipolarismo italiano, e cioè dell’effettiva alternanza dei partiti al governo,
per cui, a partire dal Connubio Cavour-Rattazzi, vengono emarginate le ali
estremiste delle fazioni e, attraverso un sistema di favori e scambi, si
alternano al governo i due schieramenti moderati della destra e della sinistra
storica, eredi del liberalismo e rappresentanti della classe borghese. Di
conseguenza, il popolo non considera le proposte più estremiste e non vi è una
vera e propria opposizione politica, poiché al potere vi sono i rappresentanti di
un'unica fascia sociale.
Da qui nascono i fenomeni del clientelarismo, cioè la costituzione di clientele a livello locale
attraverso il rapporto diretto di interesse tra uomo politico ed elettorato, e del
trasformismo, ossia l’oscillazione
politica tra destra e sinistra per ottenere il massimo dei voti possibile, e dell’incapacità di fare dell’opposizione,
descritta dal politico G. Pasquino.
Dal Connubio Cavour-Rattazzi, famoso accordo segreto tra i
due oppositori per formare una nuova maggioranza, all’odierno Scilipoti, passando
dai governi di Depretis e Giolitti, come dice forse esagerando G. Gramsci,
tutta la vita statale italiana, dal 1848 in poi, è stata caratterizzata dal
trasformismo.
Il Connubio, caratterizzato da un’alleanza trasversale, e
non dei singoli politici come succederà più avanti, apre le porte all’era del
trasformismo, che caratterizza inizialmente un periodo di staticità e di
problematiche tra nord e sud italiano. Sale allora al governo, nel 1882,
Agostino Depretis che, oltre alla riforma elettorale con l’allargamento del
suffragio, alla riforma sull’istruzione, all’adozione del protezionismo con cui
vengono avvantaggiati i latifondisti e gli industriali - approfondendo la
divisione economica italiana - e al tentativo fallimentare di espansione
coloniale, immobilizzerà lo scontro politico italiano tramite un’alleanza con
Minghetti, accordandosi per unire le forze contro l’estrema sinistra.
Un altro esempio di siffatte consuetudini è la politica di
Francesco Crispi che, dal 1887, prosegue la pratica trasformista dello
schieramento di sinistra. Il suo governo, caratterizzato dalla francofobia e da
una politica coloniale fallimentare, poiché superiore ai mezzi, è distinto da
un’oscillazione continua tra anticlericalismo e riconciliazione tra Stato e
Chiesa, tra liberalismo e duro imperialismo, tra giacobinismo ed ostilità alla
Francia.
Giolitti, Presidente del Consiglio dal 1892, definito da
Salvemini “ministro della malavita”, poiché sfruttatore del clientelarismo e
del trasformismo, sale al potere negli anni dello scandalo della banca di Roma,
che evidenza i legami tra la politica e il mondo della finanza. Tra fenomeni di
corruzione e di non coinvolgimento della popolazione nella vita sociale e
politica, il trasformismo diventa dunque un fenomeno sempre più negativo, che
non verrà mai completamente annullato.
Tuttora notiamo tra i vari partiti italiani un movimento
sospetto, che potrebbe sembrare l’”antico” trasformismo. È forse il caso
dell’onorevole Scilipoti che, in circa due anni, dal partito di sinistra Italia dei Valori, è passato al Gruppo
Misto per poi optare per lo schieramento politico opposto. Tra corruzione ed
indagini ministeriali siamo sempre al punto di partenza, ma almeno abbiamo
scoperto che il trasformismo non è solo la capacità teatrale di mutare le
proprie sembianze in pochi attimi.
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