Il dipinto
rappresenta una fase della rivolta popolare che si svolse a Bologna l’8 agosto
1848.
Nella città
erano infatti arrivate le truppe austriache per ripristinare il potere della
papa, il quale l’aveva perso in seguito all’instaurazione di un governo di tipo
repubblicano da parte dei francesi. Prima dello scoppio della rivolta, i membri
appartenenti alla nobiltà e all’alta aristocrazia decisero di rifugiarsi sui
colli di San Michele in Bosco, assumendo così un atteggiamento neutrale nei
confronti del conflitto. In città rimasero solo i cittadini appartenenti alla
borghesia e alle classi più umili.
Tuttavia ci fu
un’eccezione: il conte Gioacchino Napoleone Pepoli, nobile bolognese
imparentato con Gioacchino Murat e Napoleone Bonaparte, prese parte attivamente
alla rivolta e fece commissionare questo dipinto per testimoniare la sua
presenza ad un evento di grande importanza storica.
Esaminando a
fondo questo quadro, si può notare che i cittadini bolognesi combattevano quasi
a mani nude, utilizzando pistole di piccolo calibro, qualche fucile e dei
forconi. Gli austriaci, invece, disponevano di fucili all’avanguardia, mazze
chiodate e spade, senza contare il fatto che, stando a cavallo, avevano una
migliore visuale della situazione.
Ciononostante, i
bolognesi sconfissero l’esercito austriaco, che si ritirò a nord del fiume Po.
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