MAUTHAUSEN
Nebbia, freddo, fragilità, abbandono, tortura, dolore, paura, nudità,
dignità, annullamento, organizzazione, violenza, distruzione, morte.
Vedere di persona i luoghi dell'Olocausto fa comprendere che
la follia umana non ha limiti.
Vedere quei luoghi, ascoltare le storie del campo, toccare e
sentire l’odore di ciò che è rimasto è del tutto diverso dal sentirne parlare.
Rabbia,
stupore, tristezza.
Nel lager sei solo un numero, nulla più ti appartiene: sei
denudato davanti a tutti, privato dei tuoi vestiti e delle tue cose più
familiari. Sopporti orari di lavoro alienanti, torture impensabili e vivi in
condizioni disumane. Come una bestia punti a vivere un giorno di più, un altro
ancora. Non sei più un uomo.
L’illusione o addirittura il briciolo di
speranza che ancora conservavano i nuovi arrivati crollava subito; non solo
venivano denudati e veniva tolta loro ogni cosa, ma il cibo pessimo che loro istintivamente rifiutavano
era invece mangiato con gusto e appetito dagli internati da più tempo, e ciò
provocava un vero crollo psicologico.
Gli esperimenti fatti sugli ebrei erano molteplici e tutti
studiati nei minimi particolari da scienziati e medici nazisti: gli internati
erano considerati inferiori alle bestie, semplici cavie da laboratorio.
Ciò che è davvero difficile immaginare è la precisione con
la quale fu organizzata la soluzione
finale. Ogni dettaglio delle “macchine della morte” era studiato da esperti
per permettere di uccidere più prigionieri possibile: ogni giorno, come se si
trattasse di ordinaria amministrazione.
Il fatto che i nazisti riuscissero a ottenere anche un
profitto economico dallo sterminio di massa è una delle cose più spregevoli. Il
commercio delle ceneri mortuarie che, raccolte nei forni crematori e mischiate
a polvere, erano vendute a parenti e amici delle vittime, come fossero
autentiche, rivela limiti inimmaginabili della follia umana.
Abbiamo capito molte cose da questa visita, riflettuto sul
passato e su quello che siamo oggi.
L'odio per il “diverso”, sia esso ebreo, zingaro o
omosessuale, alimentato da Hitler nelle masse del suo tempo, sopravvive ancora
oggi. Proviamo orrore, terrore e inquietudine quando ancora, nel 2011, sentiamo
discorsi razzisti.
Da oggi porteremo, indelebile in noi, il ricordo di quei
luoghi in cui ci sembra, dopo questa visita, di aver vissuto e sofferto insieme
ai deportati.
La storia deve essere maestra
di vita, dobbiamo lottare affinché questa tragedia non si compia
nuovamente.
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