Bellezza, colonizzazione e decolonizzazione
Quest’estate andrò a fare volontariato in Congo.
Mi chiedo com’è là, come si vive, cosa succede in queste
terre a me totalmente sconosciute. Quando si pensa all’Africa, si pensa alla
savana, ai safari e agli enormi animali che attraversano i deserti o che
cacciano nelle steppe. Ma nessuno pensa alla storia che l’ha attraversata e che
ci ha preceduti.
È sempre stata una terra fertile, quella del Congo, e piena
di giacimenti minerari che hanno destato l’interesse delle multinazionali e
creato notevoli problemi politici, fino a conflitti armati protrattisi anche
dopo la decolonizzazione, ma è anche uno tra i paesi più poveri e
sottosviluppati del mondo.
La ricchezza di questa terra, e di tutta l’Africa, ne è
stata la sua stessa rovina. Continua infatti ancora oggi lo sfruttamento di
tutte le risorse naturali di cui il Congo è ricchissimo (cobalto, rame, uranio,
oro, diamanti, cassiterite e coltan, elementi essenziali per la produzione
delle nuove tecnologie), iniziato a metà ‘800, con la prima colonizzazione. Da
sempre l’Occidente utilizza questi metalli preziosi ottenuti a basso costo, per
ricavare profitti altissimi sfruttando lavoratori e territorio fino allo
stremo.
Ad avviare la colonizzazione dell’intero territorio africano
fu la Francia, occupando Algeria e Tunisia rispettivamente nel 1830 e nel 1881,
seguita dalle altre grandi potenze coloniali europee (Francia, Inghilterra,
Germania, Portogallo, Italia, Belgio e, in misura minore, la Spagna), che si
spartirono l’immenso territorio a loro piacimento.
Spinti da una presunta “missione civilizzatrice” delle
popolazioni “arretrate” africane, i colonizzatori iniziarono lo sfruttamento
delle risorse naturali, cambiando in tutto il continente il sistema agricolo ed
economico, al fine di favorire la produzione dei cosiddetti cash crops, ossia i prodotti agricoli
commerciabili sui mercati internazionali, discriminando politicamente ed
economicamente la popolazione locale.
Il Congo fu di conseguenza esplorato per la prima volta dai
colonizzatori, durante la seconda metà dell’800, su incarico del re belga
Leopoldo II. Il territorio venne da lui dichiarato “stato libero” sotto suo
personale controllo: egli sfruttò le risorse minerarie e la produzione della
gomma del paese, finché questo non divenne una colonia del Belgio, nel 1908. Lo
sfruttamento provocato dalla feroce colonizzazione determinò un vero e proprio
calo demografico, essendosi la popolazione dimezzata in soli trent’anni tra il
1890 e il 1920, ma anche un forte impoverimento del terreno, ormai arrivato al
culmine dello sfruttamento.
Con la decolonizzazione, il processo di dissoluzione
dell’assetto coloniale che alcune potenze europee avevano imposto alla quasi
totalità dell’Africa, la situazione non cambiò di molto per i singoli stati ex
coloniali, ma comunque li portò alla conquista dell’indipendenza politica e
successivamente l’emancipazione dalle ingerenze economiche degli stati colonizzatori.
I movimenti di liberazione nazionale dei popoli sottomessi
dai colonizzatori furono promossi, dalla seconda metà del XX secolo, da alcuni
paesi del nord del continente, fino ad includere, in poco tempo, tutto il
territorio. Nel 1951 Inglesi e Francesi si ritirarono dalla Libia, pochi anni
dopo anche Marocco, Tunisia e Sudan ottennero l’indipendenza, così di seguito
la Costa d’Oro dichiarò la propria sovranità con il nome di Ghana nel 1957, la
Guinea nel '58 e con essa tutto il resto dell’Africa, ad esclusione delle le
colonie portoghesi.
In seguito alla decolonizzazione, gli stati africani
andarono incontro a un destino comune, poiché le potenze coloniali avevano
creato ovunque un sistema economico che mirava a fare dell’Africa una fonte di
materie prime utili all’industria e al sistema produttivo dell’Occidente. Una
forte instabilità politica, segnata da dittature militari e colpi di stato nel
contesto di frequenti fenomeni di corruzione, conflitti interni, e un grave
decollo economico, caratterizzarono quasi ogni stato africano.
Di conseguenza, anche la decolonizzazione del Congo avvenne
allo stesso modo: all’autogoverno del 1957 seguì, nel 1960, l’indipendenza dal
Belgio. Il paese entrò però ben presto in crisi a causa della mancanza di una
classe dirigente sufficientemente ampia e preparata, fino al 1965, quando i
militari guidati da Mobutu imposero un regime personale autoritario. Oggi
Joseph Kabila è il presidente della repubblica democratica del Congo, ha vinto
le elezioni del 28 novembre scorso, ma queste sono state contestate per brogli
contro Etienne Tshisekedi.
A fine estate partirò dunque per la mia avventura,
consapevole della storia della terra su cui pesterò i piedi.
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