La cultura della diversità e dell’integrazione attraverso il
canto
Il Centro interculturale M. Zonarelli, del quartiere San
Donato di Bologna, realizza da anni una serie di iniziative per favorire
l'incontro, lo scambio e il dialogo interculturale. Attraverso vari servizi e
progetti come incontri socio-culturali, corsi, laboratori, cineforum e altre
varie manifestazioni, raggruppando circa 80 associazioni delle comunità
starniere bolognesi, il centro si adopera per formare a una vita di comunità ed
a una parteciapazione alla vita sociale trattando i temi della diversità e
della multiculturalità.
Fanno parte del progetto del Centro Zonarelli sia il coro
multietnico Mikrokosmos, che nasce su
iniziativa del maestro Michele Napolitano con l’obiettivo, attraverso un
repertorio di musica popolare da tutto il mondo, di promuovere l’integrazione
dei cittadini stranieri e contribuire ai processi d’interazione e comunicazione
tra persone di culture differenti, sia il coro Mikrokosmos dei piccoli che, con lo stesso intento, raggruppa
bambini dai sei agli undici anni.
Come questa associazione, molte altre si sono formate per
combattere l’odio e la paura per lo straniero che ancora oggi è radicato nella
nostra società e che è descritto in modo formidabile da autori come Elsa
Morante e Fredrick Brown.
La domanda a cui dobbiamo riflettere è: com’è possibile che
nel XXI secolo, dopo decine di romanzi sull’argomento, poemi epici come l’“Odissea”
di Omero, articoli della Costituzione italiana, la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo e molti orribili avvenimenti storici, l’omofobia e la
xenofobia siano ancora presenti nella nostra società?
La forma d’arte del canto, che raggruppa persone
diversissime ma con una passione comune, è una soluzione “che canta a gran
voce” il problema della scarsa educazione alla diversità e all’integrazione.
In questa chiave, rileggiamo l’ancor oggi attualissima
riflessione di Nausicaa, figlia di Alcinoo e personaggio dell’”Odissea”, il
capolavoro dello “sconosciuto” e “misterioso” Omero: “Straniero, non sembri
uomo stolto o malvagio, ma Zeus Olimpio, che divide la fortuna tra gli uomini,
buoni e cattivi, a ciascuno come lui vuole, a te diede questa sorte, e tu la
devi ad ogni modo sopportare. [...] Dove fuggite al veder un uomo? Pensate
forse che sia un nemico?”.
La domanda continua in fondo ad essere la stessa: pensate
che lo straniero sia necessariamente un nemico?
Ogni giorno possiamo assistere ad episodi di
discriminazione, anche indiretta, in qualsiasi contesto: dai cori da stadio,
alla televisione, passando per la scuola, dove l’educazione alla convivenza
civile non sembra ancora affermata. L'ultimo di alcuni episodi vergognosi a cui
ho assistito personalmente è avvenuto qualche settimana fa, quando il direttore
del coro Mikrokosmos si è sentito
chiedere in tono canzonatorio dal presentatore di un un concorso corale
sull’unità d’italia, a cui partecipava l’ensamble,
se era veramente un coro multietnico quello che aveva davanti, dato che non
vedeva molti neri.
Probabilmente è solo
ignoranza quella che troviamo nelle parole del presentatore, o forse la
cosidetta “gioia di umiliare” che descrive Buzzati nella sua raccolta di
racconti. È possibile sentirsi giustificati a diffamare persone solo perché
credute diverse da noi? Non siamo noi
stessi stranieri di molti altri?
Il coro interculturale bolognese, e l’intero centro
Zonarelli, lotta e continuerà di certo a
lottare per questi ideali.
Il maestro Michele Napolitano ha risposto al presentatore: Non tutti gli stranieri sono neri, non tutti
i neri sono stranieri. Forse il conduttore del concorso avrà imparato la
lezione dopo questa risposta, ma ora è la mentalità corrente che deve cambiare
e, finalmente, aprirsi.
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